Cartoline 2021 – “A New York Minute” (o dell’istante newyorchese, di nuovo)
30 cartoline come solo la più inutile delle guide poteva regalarvi. Voi regalatele agli amici, alle persone che amate o anche a perfetti semi-sconosciuti. Senza fretta…
C’è stato un momento, nella mia passata vita italiana, in cui avevo la fama di non essere molto puntuale. Nessun problema, quando si trattava di lavoro. Ma tra gli amici ero noto per essere non di rado particolarmente ritardatario. Poco importa che la fama si nutrisse di leggenda ripetuta di bocca in bocca senza verificare se corrispondesse alla realtà dei fatti. Perché in alcuni casi era tutto vero: per i miei ritardi ero arrivato a mettere a repentaglio anche amicizie che avevano superato lunghi anni.
Per questo motivo, quando oggi qualcuno mi risponde dopo settimane, quasi non ho la benché minima reazione, mi sembra assolutamente normale. Se io ti mando un messaggio a fine giugno, e ovvio che la tua risposta arrivi a fine luglio. Non fa più una piega. Una volta la faceva.
Non è tanto una nemesi per tutti i presunti peccati capitali e temporali del mio passato, quanto per la scelta di vita che adesso caratterizza il mio presente qui in America. Ho deciso infatti di vivere nella città che fa della frenesia una ragione d’essere. Certo, anche a New York la gente si riposa, dorme (nonostante il nomignolo di “City that never sleeps”), sbadiglia, ciondola per strada, legge nei parchi o si accascia priva di forze dopo aver fatto l’amore. L’odore delle canne, poi, è ovunque, senza alcun tipo di imbarazzo o preoccupazione per la polizia. Ma in generale, New York è davvero una città dove occorre andare di fretta. Già ci sono code dappertutto, perché siamo comunque in tanti. Se ognuno di noi se la prendesse un po’ comoda, magari usando trenta secondi di gentilezza alla cassa del bar, tutta la città sarebbe fottuta, arriveremmo alla stallo assoluto. Purtroppo non è nemmeno uno scherzo.
Dopo un po’ di anni trascorsi a vivere in questa città, ti abitui alla sua corsa senza fine. Noi esseri umani possiamo spaventarci di fronte all’ignoto, o lamentarci di qualunque supposto problema. Ma poi, in fondo in fondo, siamo animali che si adattano splendidamente un po’ in ogni dove. Il traffico stradale di New York, per esempio, ora mi sembra la regola. Non vedo in quale altro modo dovremmo viaggiare sulla Brooklyn-Queens Expressway, se non mettendoci tutti al culo di chi precede. E se c’è una sola corsia per entrare in autostrada, ma le macchine che attendono il loro turno per entrarci potrebbero creare una coda di un miglio, non vedo perché non dovremmo disporci su due linee e, a turno, un giorno tu e un giorno io, tagliarci la strada a vicenda, perché sempre e solo una corsia c’è. Chi non hai mai guidato quaggiù, potrebbe trovare l’esperienza decisamente stressante, ai limiti dell’ansia o del panico. Si tratterebbe, però, solo di farci un po’ il callo. Dopo qualche tempo verrebbero fuori anche gli aspetti positivi. Tipo la tolleranza. Perché tutta la rabbia e i pregiudizi del mondo, se riversati in auto, farebbero un buco anche allo stomaco dell’Uomo d’Acciaio. La tolleranza, invece, anche quella più forzata di fronte alle peggio cose che si vedono sulle scassate strade newyorchesi, ti fa arrivare a destinazione. A meno di un camion rovesciato prima dell’ingresso sul ponte di Manhattan, sempre i soliti 30 minuti ti servono per andare da Park Slope a Chinatown. Tanto vale mettersi comodi al volante. È questa abitudine alla mia nuova quotidianità urbana, mista a rassegnazione, che rende normale ai miei occhi guidare a New York, e a giugno, invece, mi ha fatto pensare che a Torino sia difficile guidare. Non c’è logica, solo adattamento e sensazione di estraneità. Ieri la mia casa e le mie sicurezze erano a Torino, oggi la mia sicurezza è a New York, dove anche un cieco vedrebbe i pericoli.
Pensando ai tempi, e ai ritmi personalissimi con cui ognuno di noi si rapporta agli altri e all’ambiente circostante, era impossibile non pensare anche al concetto di tempo più noto qui in città: il cosiddetto “New York minute”, il minuto di New York. Ne avevo parlato in occasione di un’improvvisa e velocissima tempesta di vento un paio d’anni fa, di quelle che piombano violente, quasi a ciel sereno, e poi, come d’incanto, se ne vanno quasi subito. Avevo già avuto modo di raccontare l’ovvio: cioè che anche a New York un minuto dura esattamente come altrove, i soliti sessanta secondi. Ma il ritmo di vita, in questa città esagerata, spesso è davvero frenetico. In un minuto, almeno secondo la leggenda metropolitana più accreditata, un newyorchese può fare di tutto. Quello che una persona normale riesce a fare in un minuto, beh, un newyorchese lo fa in un battito di ciglia. Gli americani usano l’espressione “a New York minute” per indicare qualcosa che avviene in un istante.
Attorno all’idea di un semplice istante a New York ho voluto rimettere mano ad alcune delle fotografie che ho scattato in questi otto anni e mezzo. Ho creato delle cartoline, 30 per la precisione. Ognuna riporta il logo della Guida Inutile e la dicitura “A NEW YORK MINUTE”. Pochissimi luoghi famosi e riconoscibili, e invece tantissime persone comuni. Quelle che rendono speciali tutti i luoghi dove abitiamo. Era così quando vivevo a Torino, e quando ho pensato che Roma potesse un giorno diventare casa. Ma vale lo stesso per qualunque piccolo paese dove magari vivete voi, quello dove vi siete innamorati per la prima volta o dove avete pianto la perdita di qualcuno.
Cartoline per tutti, e per tutte le stagioni (troverete neve e pance scoperte). Sono pensate soprattutto per chi, a partire da questa ennesima estate con il Covid, rimane a casa e per chi avrà ben poco tempo libero. L’augurio è che quel tempo a disposizione possa almeno essere rallentato nella sua andatura. Stampatele, queste cartoline in bianco e nero. E mandatele ai vostri amici, alle persone che amate o anche a perfetti semi-sconosciuti. Potete pure spedirle in forma digitale, ovvio. Col vostro telefono o via posta elettronica. Non aspettavi una risposta immediata. Prendetevi tempo e lasciate che se lo prendano pure gli altri. Fate semplicemente un regalo. Queste sono le cartoline per chi vi risponde con un mese di ritardo, come minimo.
Un’avvertenza. Non tutte le fotografie meritavano d’essere pubblicate. Alcune hanno un significato solo per me, altre erano così scure che giocando con la luminosità e con le ombre sono venuti fuori aloni di luce non molto coerenti con il resto dell’immagine. Ma si tratta della mia ennesima dichiarazione d’amore per la città in cui vivo adesso. Agli innamorati è permesso andare in confusione e balbettare…
Mettetevi comodi, voi che potete.
Saluti dalla vostra
Guida Inutile New York
(a.k.a. Denis)