De Blasio e l’assemblea pubblica
Entriamo dentro un classico “Town Hall meeting” americano. Il Sindaco di New York, Bill De Blasio, risponde alle domande dei suoi concittadini.
Cammino velocemente verso la stazione della metropolitana. Da un appartamento arriva il “beep” continuo dell’allarme antincendio. Sembra dettare il tempo del mio passo. Guardo l’ora sul telefonino. Si, sono in ritardo. Sto andando alla mia prima assemblea pubblica da quando vivo in America. L’ospite di questa sera è il Sindaco di New York, Bill De Blasio.
Ho pensato che per oggi la vostra “Guida Inutile” possa farsi seria e portarvi a vedere un classico momento della vita democratica statunitense. Direzione Bay Ridge, Brooklyn sud.
Quando arrivo davanti alla Fort Hamilton High School, uno dei poliziotti sta indicando l’ingresso della scuola ad un signore claudicante che cammina appoggiandosi al suo bastone. Davanti a noi, un centinaio di metri di cortile, adiacenti la pista d’atletica. Faccio cenno con la testa, dico che vado all’assemblea e che seguo quel signore. Il poliziotto mi guarda prima per un attimo e poi, con una mezza smorfia: “stai seguendo… lui??”. Annuisco e procedo.
Sulle scale dell’ingresso principale ci attende una ragazza con la lista degli invitati. Niente carta, solo un iPad. L’assemblea col Sindaco De Blasio è, si, pubblica, ma occorreva comunicare la propria partecipazione a chi aveva diramato l’invito. Nel mio caso, Justin Brannan.
Ex punk rocker, attivista, presidente della sezione di Bay Ridge del Partito Democratico, dopo essere stato portavoce del consigliere comunale della zona, Vincent Gentile, Justin Brannan è stato chiamato dal Sindaco al dipartimento dell’educazione. Ufficio strategico, perché deve tenere le relazioni con chi ha i cordoni della spesa su ad Albany, la Capitale dello Stato di New York. A Bay Ridge, dove ho vissuto per due anni, tutti conoscono Justin, perché lui è molto coinvolto nella comunità: se c’è un problema, Justin non si tira indietro. A 37 anni il suo futuro politico è in crescita. Quando nessuno osava ancora esporsi contro Christine Quinn, la candidata Sindaco alla successione di Bloomberg (e protetta del medesimo), quella dei Democratici di Bay Ridge fu la prima sezione ad esprimere pubblicamente il proprio appoggio all’allora candidato Bill De Blasio da Park Slope, Brooklyn. Progressista e populista, come si dice qui, De Blasio era un assoluto outsider. Adesso, per Justin Brannan, quel primo “endorsement” inizia a ripagare.
La Fort Hamilton High School si trova nella parte benestante del quartiere. È una delle zone più ricche di tutta New York. Si affaccia sulla baia e le sue strade sono costeggiate da case unifamiliari e grandi ville. Questa è una rara roccaforte repubblicana nell’immenso mare democratico cittadino, se si esclude Staten Island. In questa scuola, che è l’equivalente di un nostro liceo, ha studiato Janet Yellen, la Presidente della Federal Reserve, la banca centrale americana.
Per accedere all’assemblea, le misure di sicurezze sono le stesse di un aeroporto. Deposito nella vaschetta il mio telefono, il portafoglio, le chiavi di casa e passo attraverso il metal detector. Suona. Non capisco come mai. Il poliziotto mi fa allargare le braccia, poi velocemente passa lo scanner sulle medesime e sul resto del corpo. Posso andare. Solo più tardi realizzo che avevo dimenticato nelle tasche la mia piccola macchina fotografica. Avrei potuto dimenticare anche una pistola, all’apparenza. Ed è solo apparenza.
Nella tradizione americana il “town hall meeting” è un’assemblea dove personaggi noti, autorità locali o istituzionali si confrontano con le domande del pubblico. Frequenti nelle piccole città, anche in grandi metropoli come New York si tengono queste assemblee a livello di singole comunità per discutere di temi che interessano tutta la città. Organizzati ovunque ci sia una sala in grado di contenere centinaia di persone, spesso sono organizzati nelle palestre delle scuole. Quest’ultima soluzione, adottata anche qui a Bay Ridge, consente di mettere al centro della sala gli ospiti e il moderatore, mentre il pubblico siede tutto intorno, sui quattro lati di un’arena quadrata.
Per mesi, e talvolta a ragione, Bill De Blasio è stato criticato per il ritardo cronico con il quale si presentava agli appuntamenti pubblici. Oggi posso vantarmi d’averlo stracciato. Quando entro nella palestra, il Sindaco sta già parlando da qualche minuto. Spiega cosa la sua amministrazione stia facendo per garantire la sicurezza della città. Un ragazzo dell’organizzazione mi viene incontro e mi indica di seguirlo. Lungo il perimetro della palestra, in piedi, decine di persone. Tra queste, anche Justin, che riesco a salutare velocemente. Immagino che alcuni siano funzionari della Città o addetti della scuola. Ma è lo stesso divertente fendere la piccola folla come se stessero aspettando giusto il sottoscritto. Raggiungiamo quello che sembra l’ultimo posto libero rimasto. Ringrazio il mio Caronte e mi accomodo.
Prima di terminare la sua introduzione al dibattito, De Blasio si sofferma su uno dei temi più sentiti a New York, quello dell’abitazione. Con gli stipendi che crescono a percentuali di pochi punti all’anno, il costo inarrestabile degli affitti sta diventando un peso che anche molte famiglie medie faticano a sostenere. Il Sindaco ha preso l’impegno di far costruire, nei prossimi dieci anni, almeno 200.000 unità abitative alla portata di cittadini con redditi medi o bassi. Per un Sindaco che ha fatto del contrasto alle diseguaglianze economiche la sua missione, questo è un programma centrale per segnare la sua eredità politica. Ambizioso e non privo di rischi. Perché New York, come ammesso dallo stesso De Blasio, è una città dove molti vogliono venire a vivere. Siamo già in 8 milioni e 500mila. Questa pressione migratoria, segno comunque della salute economica della città, mantiene alta la domanda di alloggi sul mercato immobiliare mentre l’offerta non tiene il passo. Con la possibilità di riscuotere prezzi elevati, i costruttori non hanno incentivo a costruire alloggi per chi si trovi nella fascia bassa del mercato. A meno che la città non metta mano a sgravi fiscali e ad altre forme di sussidio.
L’assemblea entra nel vivo, è il momento in cui il microfono passa al pubblico. Le domande spaziano in tutte le direzioni. Moderatore il “councilman” Vincent Gentile.
Qui a Bay Ridge tantissimi sono proprietari della propria abitazione, quindi uno dei temi più sentiti è quello delle tasse sulla casa. La città, pur con un budget enorme se paragonato a quello di una grande area urbana europea, deve comunque fare i conti con risorse economiche limitate e destinate a decine di voci di spesa, prime fra tutte quelle per la sicurezza dei suoi abitanti. Non facile per De Blasio dire chiaramente che una riduzione delle tasse non è nell’immediato orizzonte.
Criticato per essere un Sindaco troppo attento ai grandi temi politici, anche nazionali, e poco presente nella vita che i cittadini affrontano ogni giorno, De Blasio sta imparando a sfruttare questi momenti di confronto pubblico per offrire risposte immediate e concrete alle esigenze dei newyorchesi. Quando uno tra gli anziani racconta che di fronte alla loro associazione sta diventando difficile anche solo parcheggiare il pulmino, il Sindaco fa prendere immediatamente nota dell’indirizzo e si rivolge a Vincent Gentile, il consigliere comunale eletto nel distretto, chiedendogli di intervenire quanto prima. Ma non mancano le occasioni in cui il Sindaco, anche a fronte di impegni presi dal suo predecessore Michael Bloomberg, si assume interamente la responsabilità di una vicenda, come nel caso di un nuovo sito per i rifiuti in costruzione nel vicino quartiere di Bensonhurst. Quando poi gli chiedono di risolvere la deplorevole situazione del Prince Hotel, un albergo della zona noto da oltre un decennio per la prostituzione e il traffico di droga, De Blasio riconosce che la sua amministrazione non ha fatto quanto invece bisognava fare. Davanti a lui scende il gelo sui volti dei rappresentanti del locale commissariato di Polizia. Perché il Sindaco promette che già da domani il problema verrà risolto.
In questo tipo di assemblee pubbliche, cui partecipano semplici cittadini così come i rappresentanti delle organizzazioni locali, non di rado vengono rivolti anche quesiti molto specifici. Per il Sindaco di una città grande come New York è impensabile essere preparato a qualunque domanda. De Blasio non fa eccezione e per questo motivo è accompagnato dai responsabili di molte agenzie cittadine: da chi si occupa della tutela dei consumatori a chi segue il settore del trasporto pubblico. Quando tra i presenti vengono sollevate domande in tema di salute mentale e droghe sintetiche, il Sindaco lascia la parola a uno dei responsabili del Dipartimento per la salute pubblica. È lo stesso De Blasio, però, a rivendicare alla sua amministrazione il merito d’aver creato, proprio in tema di salute mentale e per la prima volta, una banca dati che aiuti a prevenire le crisi di soggetti con precedenti penali.
Nonostante quest’area di Brooklyn sia relativamente fortunata, cogliendo lo spunto offerto da una domanda sull’utilizzo di alcuni immobili, il Sindaco si sofferma a parlare a lungo del problema dei senzatetto. Secondo alcune associazioni cittadine, come la Bowery Mission, i senzatetto che vivono per strada o trascorrono la notte in metropolitana sono circa 3.300. Ma in città si contano altri 60.000 senzatetto. Sono persone che dormono in strutture allestite presso alberghi in disuso o in appartamenti i cui proprietari preferiscono affittare alla città con lo scopo di creare dormitori. De Blasio spiega che è la crisi abitativa a generare questi numeri, in continua crescita. Rispetto a dieci anni fa non si parla più di un problema che affligge solo singoli adulti, bensì intere famiglie. Le statistiche dicono che ogni notte 14mila famiglie dormono nei cosiddetti “shelter” e i bambini sono 25mila. Questo ciclo, alimentato dagli sfratti e dalla disoccupazione che colpisce le fasce più deboli della cittadinanza, si potrà rompere solo quando ci saranno più appartamenti a disposizione di chi ha redditi medio-bassi. E si torna così al punto di partenza della visione di De Blasio per combattere la diseguaglianza economica.
Anche alcuni ragazzini prendono parte all’assemblea. Uno di questi, al primo anno delle medie, fa presente al Sindaco che la sua scuola è sovraffollata, ci sono più di trenta studenti per classe. Quando afferma che l’ambiente in cui studiano è “soffocante”, strappa l’applauso della platea. De Blasio si complimenta per la vivacità della sua intelligenza e pure per l’eleganza del suo vestito (“meglio del mio!”). E fa di tutto per non gelarlo, perché quello dell’edilizia scolastica è un altro tasto dolente per le finanze cittadine. Ma anche lui strappa un applauso convinto quando rivendica l’introduzione della scuola materna gratuita a quattro anni per tutti i bambini della città, un risultato straordinario a queste latitudini. Avendo visto la scuola che mio figlio potrebbe frequentare al compimento del suo quarto anno, e il modello educativo adottato (Reggio Emilia, udite, udite), posso testimoniare che alcuni di questi risultati sono davvero eccellenti.
Il flusso di domande non si ferma. Per tutta la sera sono state tradotte anche nel linguaggio per i sordomuti. Una ragazza di 15 anni, con una domanda relativa alla sua scuola, ottiene il plauso del Sindaco e la proposta di fare un tirocinio in Comune quest’estate. Un esponente della numerosa comunità mediorientale di Bay Ridge chiede di prestare attenzione a quello che circola nelle “hookah”, i locali dove i giovani si ritrovano per fumare, e di non abbassare la guardia contro i crimini a sfondo razziale che colpiscono arabi ed ebrei. Altri chiedono di far rispettare i limiti di la velocità in certe strade o quando nel quartiere ci saranno ascensori nelle principali fermate della metropolitana.
Pur arrivando richieste di soluzioni veloci e concrete, il tono delle domande non è mai polemico. Nemmeno quando il disaccordo con il “Signor” Sindaco è evidente. Qui a Bay Ridge non chiedono solo aiuto. Domandano invece espressamente come possano loro aiutare De Blasio, cosa possano fare nelle loro piccole comunità per facilitare il cambiamento che sollecitano. In America l’esaltazione della libertà e dell’individualismo sono sempre bilanciate da un forte senso di responsabilità e di appartenenza alla comunità. È quello stesso senso che, lontano dagli spazi della vita politica, porta comunque a impegnarsi in prima persona: che sia per raccogliere fondi a sostegno di una causa o per partecipare attivamente, anche attraverso un contributo economico, ad un progetto sociale o ad una nuova idea d’impresa. “Sharing”, “fundraising” o “crowdfunding” non sono etichette alla moda e meno che mai sono vuote. Quaggiù sono invece la traduzione contemporanea di una cultura che, nella loro Storia nazionale, gli americani esprimono da sempre.
Dopo due ore d’assemblea, arriva l’ultima domanda. La pone un signore mediorientale che vive a Brooklyn ormai da tanti anni. Vuole parlare del diritto di voto. Chiede: “cosa possiamo fare perché i giovani delle diverse comunità, gli ispanici, i cinesi, gli arabi, siano educati a votare?“. Ecco, l’essenza di un town hall meeting americano è tutta qui dentro.
P.S. Se l’autore della “Guida Inutile” avesse potuto, avrebbe votato per Bill De Blasio Sindaco.