St. Patrick's Day, New York, Manhattan, Lavender & Green Alliance, parade
Cultura

St. Patrick’s Day, tra Irlanda e America

St. Patrick’s Day, una complicata Storia irlandese e una parata inventata in America. Nel 2016, per la prima volta a New York, anche un’associazione di persone LGBT ha potuto sfilare.

Dopo due anni di letterale boicottaggio, Bill De Blasio lo scorso 17 marzo ha finalmente preso parte alla sua prima parata per il St. Patrick’s Day. E già questa, in se e per se, potrebbe essere una notizia, almeno qui a New York. Con quasi il 13% dei newyorchesi che dichiara d’avere origini irlandesi, stava forse De Blasio cercando di mettere a repentaglio la sua rielezione nel 2017 inimicandosi ancora di più gli irlandesi della città?

Nei suoi primi due anni di mandato da Sindaco di New York, infatti, De Blasio aveva criticato gli organizzatori della parata per il loro sostanziale ostracismo nei confronti dei gruppi di omosessuali e lesbiche. Chi, tra le persone LGBT, avesse voluto sfilare lungo la parata per il Giorno di San Patrizio, patrono d’Irlanda, avrebbe potuto farlo, ma solo a titolo personale e senza esibire alcun segno di riconoscimento di genere. Le persone LGBT non avrebbero invece avuto il permesso dell’organizzazione per poter marciare in gruppo sotto insegne che dichiarassero esplicitamente l’identità sessuale. Bill De Blasio, tenendo fede ai suoi valori liberali, aveva deciso che quella politica discriminatoria era un valido motivo per disertare la parata, cioè la più famosa delle celebrazioni newyorchesi per il St. Patrick’s Day. Il primo cittadino avrebbe preso parte alla tradizionale messa nella Cattedrale omonima di St. Patrick, quello sì, ma non avrebbe mai partecipato alla parata sino a quando non fosse stato rimosso il divieto di sfilare per gay e lesbiche. Quel divieto è finalmente caduto quest’anno. Il 17 marzo 2016, per la prima volta nella storia delle celebrazioni newyorchesi per il St. Patrick’s Day, anche un’associazione di persone LGBT ha potuto sfilare manifestando apertamente il proprio orgoglio. E con loro, pure De Blasio.

Out@NBCUniversal, LGBT, gay, lesbian, transgender, St. Patrick's Day, New York, 2016
Out@NBCUniversal LGBT & Ally Alliance, St. Patrick’s Day, New York, 2016

Ad onore della cronaca, nel 2015 un gruppo di dipendenti dichiaratamente LGBT della rete televisiva NBC aveva ricevuto l’autorizzazione a sfilare sotto l’insegna “OUT@NBCUniversal”. Ma in realtà si era trattato di una mossa inevitabile per gli organizzatori della parata e, allo stesso tempo, di una manovra di pura facciata. Il permesso per sfilare, infatti, era in capo alla NBC, la quale decideva poi di sponsorizzare i propri dipendenti, invitandoli a marciare mostrando il proprio orgoglio, a partire da quello di far parte di un’azienda progressista. Ah, dimenticavo: la NBC ha i diritti per la trasmissione televisiva della parata del St. Patrick’s Day. Insomma, che altro potevano fare gli organizzatori? Buon viso.

GAY E ST. PATRICK’S DAY NELLA NEW YORK DEGLI ANNI ’90

La controversia relativa all’ammissione dei gay e delle lesbiche alla parata del St. Patrick’s Day data almeno due decenni, così almeno a leggere le cronache d’archivio del New York Times dell’epoca.


Nell’ottobre 1990 gli Hibernians, organizzatori delle celebrazioni, rifiutarono la richiesta d’ammissione a sfilare presentata da un gruppo che rappresentava omosessuali e lesbiche. Come non bastasse, nello stesso anno fu anche respinta la richiesta di un gruppo di… bambini disabili in carrozzella. Le motivazioni ufficiali ruotavano attorno alla lunga lista d’attesa, con la quale anche altri gruppi si erano già dovuti confrontare, rinunciando alla sfilata. L’allora Sindaco David Dinkins (primo e finora unico sindaco afroamericano di New York) tentò una mediazione. A seguito del suo sforzo di trovare un punto d’incontro, gli organizzatori decisero che un gruppo già autorizzato avrebbe potuto ospitare, al suo interno, una rappresentanza di omosessuali e lesbiche. L’invito per loro a partecipare arrivò da un gruppo di Midtown Manhattan, precisamente la Settima Divisione dell’Antico Ordine degli Hibernians. Allo stesso modo, e su pressioni dell’allora Governatore dello Stato di New York, Mario Cuomo, il gruppo della polizia statale si preparò ad ospitare all’interno della sfilata il gruppo dei bambini disabili in carrozzella. Il 16 marzo 1991 non fu un giorno facile per il Sindaco Dinkins. Sfilò con il gruppo di omosessuali e lesbiche, e durante la marcia fu spesso accompagnato da insulti e urla. Dovette pure proteggersi da un paio di lattine di birra con il quale tentarono di colpirlo. Dopo quell’episodio, David Dinkins decise giustamente di disertare la parata del St. Patrick’s Day negli ultimi due anni del suo mandato. Non vi fu invece alcun boicottaggio durante gli 8 anni in cui fu Sindaco Rudy Giuliani (il democratico diventato repubblicano) e i 12 anni in cui fu Sindaco Michael Bloomberg (il miliardario repubblicano diventato poi indipendente).

St. Patrick's Day, New York, Manhattan, 2016
St. Patrick’s Day, New York, 2016

Per un non irlandese è interessante scoprire che, sebbene l’originaria celebrazione del santo affondi le sue ovvie radici in Irlanda, l’attuale modalità di festeggiare il St. Patrick’s Day, almeno come la vediamo noi oggi attraverso la parata e il suo contorno di folla, trifoglio e birra, non si sviluppa proprio in Irlanda quanto piuttosto negli Stati Uniti, attraverso una storia molto molto molto lunga. Per essere precisi, si sviluppa a New York (e dove, se no? In caso contrario, la vostra “Guida Inutile” sarebbe passata oltre). Se non siete appassionati di Storia, potete saltare alla fine di questo post.

LA STORIA DEL ST. PATRICK’S DAY, DALL’IRLANDA DEL ‘600 ALLA DIASPORA DEL ‘800

Se vi sono testimonianze che già nel 1607 il calendario legale irlandese prevedeva la festa di St. Patrick, è solo nel 1631 che Papa Urbano VIII aggiunge la festa al calendario della Chiesa. I Santi erano un’espressione delle popolazioni locali e solo successivamente venivano accolti dalla gerarchia vaticana. St. Patrick era già festeggiato da secoli ma gli storici faticano a collocare la data esatta della sua morte. Probabile un 17 marzo tra il 463 e il 493 dopo Cristo. La vita del Santo? Ancora più oscura. Nato in Galles? In Francia? Nel 417 o nel 387? È stato davvero Patrizio il primo a portare la cristianità agli irlandesi nel 432? E allora Palladio, mandato lassù un anno prima da Papa Celestino? Umile o dotato di poteri mistici? Non fate queste domande al sottoscritto, fatele alla Britannica. Io, poi, alla Guinness preferisco sempre una qualunque Indian Pale Ale.

Di certo, nel ‘600 e nel ‘700, nell’Irlanda dominata dagli inglesi e divisa sostanzialmente tra cattolici (illegali) e protestanti, il St. Patrick’s Day viene festeggiato un po’ da tutti. Alla fine del ‘600, dopo il breve regno del cattolico James II, sul trono d’Inghilterra si installa il protestante William III (l’olandese Guglielmo III d’Orange) e tornano le leggi restrittive contro i cattolici, che riducono diritti di proprietà, di voto e di pratica religiosa. Nel 1695 St. Patrick sparisce dalla lista dei santi celebrati dalla Chiesa d’Irlanda. Ma questo non impedisce, per tutto il ‘700, ai cattolici irlandesi in Irlanda e Inghilterra di festeggiare il loro santo. Nel ’700, durante il St. Patrick’s Day le campane non suonano solo nell’omonima cattedrale a Dublino, ma anche per le tante chiese protestanti irlandesi. Nel 1784, nel Castello di Dublino (cioè la sede del governo inglese in Irlanda), si celebrano le investiture dei cavalieri del nuovo ordine di St. Patrick. Tutto ciò si protrae anche nell’800. Sembra quasi che ognuno provi a tirare il Santo dalla sua parte, ma in quegli anni il punto principale è che con St. Patrick l’identità irlandese viene prima dell’essere cattolici o protestanti.

Nel ’700, con l’espansione dei possedimenti inglesi oltre Manica, gli irlandesi emigrano in America, Canada, Australia e Sudafrica. Ma è nell’800 che l’emigrazione irlandese si fa più consistente. Alla metà del secolo molti trovano lavoro soprattutto in Inghilterra, nei cantieri o nelle fabbriche tessili. Nonostante la paura di attacchi da parte dei protestanti, ci sono cronache di parate per il St. Patrick’s Day con 5000 persone a sfilare e molte di più ad assistere in città come Liverpoool. Tra il 1845 e 1851 l’Irlanda viene colpita dalla carestia, evento che ha cambiato per sempre la sua Storia. Oltre un milione e mezzo i morti e più di due milioni coloro che scelgono di emigrare per sopravvivere. La diaspora irlandese si consolida, a partire dal Nord America.

ST. PATRICK’S DAY IN AMERICA: LE COLONIE, LA GUERRA D’INDIPENDENZA (1775-1783) E LA CARESTIA IRLANDESE (1845-1852)

Per quello che interessa noi, ci fermiamo adesso in America. Sempre le famose cronache (riportate in bibliografie che io mi smazzo per voi con la massima cura per il dettaglio) dicono che in America la prima celebrazione del St. Patrick’s Day avviene in epoca coloniale il 17 marzo 1737, a Boston, per opera di un gruppo di “gentiluomini e mercanti”. Dichiaratamente protestanti, il primo obiettivo della loro riunione non era festeggiare il Santo quanto creare una società di soccorso per i connazionali che se la passavano peggio, la Charitable Irish Society. E tra i 15.000 di origine irlandese a Boston in quegli anni, erano in tanti ad essere poveri. Molte altre società simili nascono negli stessi anni e tutte celebrano il 17 marzo. Per Boston e gli irlandesi della città la data più importante di tutte è il 17 marzo 1776. Quel giorno il Generale Sullivan, irlandese di nascita, consente a George Washington di fare un trionfale ingresso in città. Boston è liberata dagli inglesi. Da quel giorno si cementa il rapporto tra la città e la sua popolazione d’origine irlandese. Il 17 marzo diventa contemporaneamente “Evacuation Day“e St. Patrick’s Day.

La storia della celebrazione del Patrono d’Irlanda a New York ha seguito più o meno lo stesso percorso di Boston. In epoca coloniale la prima celebrazione di cui si ha notizia è del 17 marzo 1762, presso la casa di un irlandese protestante. Per alcuni anni ci sono celebrazioni distinte tra i borghesi protestanti, che si radunano anche con lo scopo di fare opere di bene attraverso associazioni di carità, e gli immigrati cattolici dei quartieri poveri. La minoranza benestante ed educata non ci teneva a confondersi con la maggioranza povera ed analfabeta. Ma lo schema della celebrazione prevede sempre cene, discorsi e messe.

La prima parata di cui si ha notizia per il St. Patrick’s Day è del 1766. È la prima non solo a New York ma in tutte le colonie americane. Parata tipicamente militare, con flauti e tamburi. Anche nell’esercito, nonostante la comune discendenza irlandese, era netta la separazione tra protestanti e cattolici: quest’ultimi non potevano aspirare in alcun modo alla carriera militare.

Con la Guerra D’Indipendenza Americana (1775-1783) la situazione si complica. Adesso anche gli irlandesi si dividono tra i tanti che combattono per la Corona britannica e i tanti che si arruolano nel nuovo esercito continentale degli Stati Uniti. Con le vittorie americane, e il sacrificio sul campo, gli irlandesi si guadagnano uno spazio nella nuova repubblica e iniziano a partecipare con orgoglio alle parate del 4 Luglio, giorno in cui gli americani festeggiano la loro indipendenza. Nei decenni successivi alla dichiarazione di indipendenza, le celebrazioni del St. Patrick’s Day diventano meno sentite. A partire dal 1827, con la rimozione del limite all’immigrazione e l’arrivo di almeno 30.000 irlandesi all’anno fino al 1835, il St. Patrick’s Day diventa il momento per rivendicare appieno le origini irlandesi come cittadini della nuova repubblica. Ancora oggi questo è uno dei principali significati delle celebrazioni del 17 marzo negli Stati Uniti. Sotto il profilo confessionale, poi, mentre in Irlanda i cattolici sottostavano ancora a limitazioni nell’esercizio della loro libertà religiosa, negli Stati Uniti, a partire dallo Stato del Massachusetts, trovavano piena libertà garantita costituzionalmente. E questo spingeva in massa i cattolici ad emigrare in America. Le organizzazioni di carità diventano a maggioranza cattolica. La festa per il St.Patrick’s Day, che era iniziato come un evento formale e per le elite, si trasforma sempre più in un evento popolare e per i meno abbienti.

Carestia, Immigrazione, Irlanda, 1845-1852
Carestia e Immigrazione, “Irish World”, 10 marzo 1877

Le cronache del New York Herald dicono che nel 1849 la parata era ancora piccola nelle sue dimensioni ma ormai stabile nel calendario delle celebrazioni cittadine. A causa della carestia in Irlanda, gli organizzatori rinunciavano alle tradizionali cene e spedivano soldi e aiuti a chi viveva nella madre patria. Negli anni successivi gli irlandesi crescono di numero a New York e partecipano in massa alle parate del St. Patrick’s Day, per dare un segnale della loro forza ai politici in cerca di rielezione. Nel 1860 più di 10.000 uomini prendono parte alla marcia, bloccando letteralmente il traffico. Le donne sono ai bordi della strada a guardare.

Alla dimensione politica locale si aggiunge, nel caso di New York, anche quella che guarda all’Irlanda. Dalla metà dell’800 la città diventa il centro internazionale più importante per i nazionalisti irlandesi, una sorta di quartiere generale dell’insurrezione visto con sospetto da Londra, perché qui si concentravano tutti i gruppi più radicali. Nemmeno a dirlo, il St. Patrick’s Day, non senza contrasti e resistenze, diventa soprattutto il giorno dell’orgoglio nazionale e nazionalista. A New York i separatisti vengono comunque guardati con attenzione, perché la guerra con gli inglesi è ormai lontana e i rapporti con Londra sono di nuovo stretti.

St. Patrick's Day, Parade, Irish World, 1872, New York
Parata per il St. Patrick’s Day, New York, “Irish World” 23 Marzo 1872

Nel 1867 sono 20.000 gli irlandesi a marciare. I giornali della folta comunità in città ricordano ai compatrioti della diaspora che la libertà di marciare negli Stati Uniti, e di esporre con orgoglio bandiere e vessilli di colore verde, è una libertà negata in Irlanda. Nel 1880, dopo anni di dissidi tra gli organizzatori, i partecipanti alla parata newyorchese sono meno di mille e i numeri oscillano così per anni. Tra il 1880 e il 1890 in alcune città le parate non si tengono perché si preferisce destinare i soldi ad altre cause, soprattutto alla lotta politica in Irlanda. A New York, e così anche a Boston e Chicago, l’organizzazione della parata passa stabilmente nelle mani dell’Ordine degli Hibernians, gruppo cattolico e nazionalista. I simboli religiosi e il messaggio politico allontanano i protestanti e i leali alla Corona. Dal 1890 le parate tornano ad essere affollate e popolari. Il nazionalismo è il tratto dominante, ma questi sono ormai irlandesi d’America, che hanno raggiunto il successo. Il loro trifoglio non arriva più dall’Irlanda in celle frigorifere, ma dalla vicina Staten Island.

LA “HOME RULE” E LA RIVOLTA DI PASQUA (1916)

Agli inizi del nuovo secolo, sebbene non ancora sanzionato legalmente, il St. Patrick Day’s è una festa pubblica che si celebra anche in Irlanda, come riportato dai giornali locali: le fabbriche chiudevano e i lavoratori potevano festeggiare. Nel 1903 la festa viene introdotta per legge. Con il ‘900 il St. Patrick’s Day si lega sempre di più alle sorti politiche irlandesi e diventa sempre più un momento chiave per le manovre politiche. Nella madre patria alla resistenza armata contro gli Inglesi si affianca anche un movimento che cerca di perseguire l’autonomia amministrativa dell’Irlanda attraverso la via costituzionale e parlamentare (c.d. Home Rule). Questo movimento, l’Irish Home Parliamentary Party guidato da John Redmond, trova grande supporto anche nella diaspora, a partire dagli irlandesi di New York, che approfittano proprio del St. Patrick’s Day per promuovere la causa della Home Rule. Nel 1912, dietro il supporto di Redmond per la formazione del nuovo governo liberale, il parlamento inglese approva l’Home Rule Act. Attraverso questa legge gli irlandesi, pur rimanendo parte del Regno Unito, ottengono il diritto di formare un Parlamento con sede a Dublino. L’entrata in vigore della legge è fissata per il 1914. Ma con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale tutto viene rinviato alla fine delle ostilità.

In Irlanda Redmond appoggia la partecipazione dei soldati irlandesi nella Prima Guerra Mondiale al fianco degli inglesi, e la maggioranza dei suoi compatrioti è con lui. Nella diaspora americana le cose sono diverse. Gli irlandesi di New York sono nettamente contrari e lo fanno capire nel St. Patrick’s Day del 1916. La parata ufficiale è praticamente disertata, solo 1700 a sfilare. La maggioranza partecipa invece ad una sfilata dei Volontari Irlandesi (organizzazione militare nazionalista), che marciano in uniforme per le strade di Manhattan. È il segnale più chiaro che gli irlandesi della diaspora non appoggiano più l’idea della Home Rule e di un’autonomia conquistata per legge, ma vogliono una soluzione più radicale: perché sentono che con la guerra, e la mancata creazione del Parlamento a Dublino, l’Irlanda è stata tradita.

Dublin Bread Company, Easter Rising, 1916
I resti della Dublin Bread Company dopo la Rivolta di Pasqua, Easter Rising, 1916

È in questo clima che qualche settimana dopo, durante la Pasqua del 1916, a Dublino viene lanciata la “Easter Rising“, la Rivolta di Pasqua. Il coinvolgimento inglese nella Prima Guerra mondiale viene visto come un’opportunità da parte di un gruppo di patrioti (emigrati anche dall’America) preoccupati per il declino della causa nazionalista. Il 24 aprile, lunedì di Pasqua, circa 1000 insorti prendono di sorpresa poco più di 400 soldati britannici presenti in città. A mezzogiorno viene letta la dichiarazione con cui il governo provvisorio proclama la Repubblica Irlandese. La reazione inglese non si fa attendere. In pochi giorni oltre 18000 soldati inglesi arrivano a Dublino e sabato 29 aprile la rivolta viene sedata. Vengono uccisi più soldati britannici che ribelli irlandesi. Il totale delle vittime arriva a 485 persone, più della metà delle quali civili. Da lì a poche giorni i capi della rivolta vengono giustiziati. Ma la Easter Rising segna per sempre la Storia irlandese. Da quel momento gli inglesi sono visti sempre di più come oppressori, è la fine dell’illusione della “Home Rule”. Nell’opinione pubblica si radica invece l’idea dell’Irlanda repubblicana e della causa separatista. Sebbene non abbia partecipato all’organizzazione della rivolta, il partito politico dello Sinn Fein (fondato nel 1905) viene ritenuto il principale responsabile dell’insurrezione e per questo inizia a crescere la sua popolarità.

Intanto, anche la parata newyorchese del St. Patrick’s Day si adegua al cambiamento di clima politico in Irlanda, sposando in tutto e per tutto il nazionalismo repubblicano dello Sinn Fein. Il 17 marzo del 1918, pur celebrando la partecipazione degli irlandesi d’America nella Prima Guerra Mondiale (che gli Stati Uniti hanno intrapreso nel 1917), alla parata di New York sfilano alcuni dei gruppi nazionalisti che più si erano opposti all’intervento irlandese nella guerra. E, per la prima volta nella storia della parata, marcia anche un gruppo di donne.

LA GUERRA IRLANDESE D’INDIPENDENZA (1919-21) E LA GUERRA CIVILE (1922-23)

Nel dicembre 1918 si tengono le elezioni generali per il parlamento britannico. Sebbene non raggiunga il 50% dei voti espressi, lo Sinn Fein ottiene 73 dei 103 seggi irlandesi. Gli unionisti vincono solo nella parte nord dell’Irlanda, quella protestante. Nel gennaio 1919 lo Sinn Fein forma un parlamento rivoluzionario unicamerale (Dáil) e un governo a Dublino. Contemporaneamente, proclama l’indipendenza della Repubblica Irlandese, sulla base dei fatti e della proclamazione avvenuti durante la Rivolta di Pasqua del 1916. Quello dello Sinn Fein è un nazionalismo più belligerante, che per rafforzare la sua rappresentatività cerca le sue radici nei miti e nelle leggende d’Irlanda. St. Patrick, già sballottato in passato per ragioni politiche, diventa per questa ragione ancora di più l’Eroe dell’indipendenza irlandese.

Dopo la formazione del governo, sempre nel gennaio del 1919, un gruppo di Volontari Irlandesi più noti con il nome di Esercito Repubblicano Irlandese (Iris Republican Army, IRA), inizia quella che verrà conosciuta come Guerra Anglo-Irlandese o Guerra Irlandese d’Indipendenza. Non si tratta di un conflitto convenzionale ma di una guerra a bassa intensità, una guerriglia, perché gli irlandesi non hanno forze sufficienti per una guerra tradizionale. Si parla di 15000 volontari in totale, con una media di 3000 attivi di volta in volta tra l’inizio della guerriglia e la sua fine, nel 1921. Prendono di mira edifici ed esponenti del governo britannico, cercando la reazione delle forze militari e di polizia destinate a reprime la ribellione irlandese. Mostrando la violenza della rappresaglia britannica i combattenti dell’IRA conquistano progressivamente il consenso della popolazione irlandese. Una delle azioni più clamorose e famose fu quella del Bloody Sunday del 1920, una delle tante domeniche di sangue si cui è piena la storia irlandese e inglese. Quella domenica 21 novembre 1920, sfruttando le informazioni ottenute dagli infiltrati nel Dublin Castle, gli squadroni dell’IRA uccidono 19 persone ritenute agenti del servizio segreto britannico operanti sotto copertura (la cosiddetta Cairo Gang, dal nome del caffè dove erano soliti ritrovarsi). La rappresaglia britannica arriva dopo poche ore, nel pomeriggio, quando i soldati irrompono in uno stadio e durante la partita di calcio uccidono 12 persone, tra le quali anche un calciatore.

Negli anni della guerra d’indipendenza, la New York irlandese parteggia per lo Sinn Fein. Nel 1920 il suo leader Eamon De Valera partecipa alla parata del St. Patrick Day. E per la prima volta fa la sua comparsa la bandiera dei repubblicani irlandesi, verde, bianca e arancione, che sostituisce i tradizionali vessilli completamente verdi e il simbolo dell’arpa. Ora St. Patrick “sta al di sopra della Chiesa e dello Stato”. Celebrare il Santo è fondamentale nella battaglia ideologica contro gli inglesi e per riaffermare la causa del nazionalismo irlandese.

Nel luglio del 1921 le parti si accordano per un cessate il fuoco e nel dicembre dello stesso anno firmano il trattato Anglo-Irlandese. Dal gennaio 1922 l’isola viene divisa in due. A nord viene creata un’area che esercita la sua opzione di rimanere sotto il totale controllo inglese. A sud, e nei quattro quinti del territorio complessivo, viene creato l’Irish Free State, lo Stato Libero Irlandese. Non è ancora una repubblica indipendente, perché rimane sotto il dominio britannico, come erano allora il Canada e l’Australia.

Michael Collins, Irish revolutionary leader
Michael Collins, leader rivoluzionario, Capo del Governo Provvisorio irlandese dal gennaio 1922 al 22 agosto dello stesso anno, giorno della sua uccisione

Il trattato del 1921 crea una spaccatura all’interno dello Sinn Fein e dell’IRA. I favorevoli al trattato, come l’allora leader Michael Collins, lo vedono come l’unica concreta alternativa di fronte alla soverchiante superiorità militare inglese e alla scarsità di fondi. I contrari, tra cui Eamon De Valera, vedono invece il trattato come l’ennesimo tradimento della causa separatista repubblicana. Il risultato sarà una guerra civile lunga un anno, dal giugno 1922 al maggio 1923, tra le forze del nuovo Esercito Nazionale dello Stato Libero Irlandese e le forze di opposizione che si erano raccolte sotto l’insegna della nuova e più piccola IRA. Quest’ultima perde la guerra.

Eamon De Valera
Eamon De Valera. Sotto la sua Presidenza, nel 1937, viene approvata la Costituzione d’Irlanda

Inizia un processo di graduale separazione dell’Irlanda dalla Gran Bretagna. Nel 1937 viene approvata una nuova costituzione ma bisogna aspettare il 1949 per vedere la nascita della Repubblica d’Irlanda. L’Irlanda del Nord è parte integrale dell’Inghilterra, pur avendo uno statuto speciale.

In questi anni, a partire dalla creazione dell’Irish Free State, il St. Patrick’s Day rimane una festività pubblica. La messa rimane il punto centrale delle celebrazioni, mentre le parate militari vengono guardate a vista dalla polizia per la paura di attentati da parte dei gruppi repubblicani. Per oltre trent’anni, a partire proprio dagli anni ’20, il St. Patrick’s Day è caratterizzato in Irlanda da qualcosa che oggi sarebbe inconcepibile: il divieto di vendere alcolici e la chiusura dei pub. Un giorno all’anno il controllo morale esercitato dalla Chiesa Cattolica doveva trovare una sanzione ufficiale. Il divieto, invece, non è in vigore negli Stati Uniti, se non negli anni del proibizionismo. Almeno qui a New York, poi, già dal 1923 le leggi proibizioniste vengono abolite. Più in generale, il St. Patrick’s Day continua ad avere maggiore rilevanza negli Stati Uniti che non nella madre patria.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE, IL DOPOGUERRA, IL CONFLITTO NORD-IRLANDESE, GLI ANNI 2000

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, l’Irlanda decide di rimanere neutrale, pur appoggiando gli Alleati in operazioni segrete. La neutralità suscita critiche in America. Il governo irlandese giustifica la sua scelta con il desiderio di stare lontani da una guerra inglese e con la chiusura britannica a riconsiderare la situazione dell’Irlanda del Nord. Per gli irlandesi d’America, che hanno combattuto sui diversi fronti per difendere la libertà, è una posizione inconcepibile. Nel marzo del 1946 De Valera (che da anni ha riconquistato il potere in Irlanda dopo la sconfitta nella guerra civile) si rivolge agli americani proprio durante il St. Patrick’s Day. Spiega che quella libertà goduta dagli americani è ancora un miraggio in Irlanda. E che fino a quando l’isola sarà divisa in due, St. Patrick non potrà mai essere il santo patrono di tutti gli irlandesi. Non solo infatti, parte della vita del Santo è legata ai territori sotto controllo inglese; le sue stesse spoglie si trovano a Downpatrick, nell’Irlanda del Nord. Ferite aperte.

La storia irlandese del dopoguerra è fatta di nuovo di immigrazione, soprattutto tra gli anni ’50 e ’80. In Irlanda le celebrazioni per il St. Patrick’s Day continuano ad avere un carattere formale e piuttosto dimesso. In America invece, che già ha conosciuto il boom degli anni ’20, prima della Grande Depressione, il dopoguerra è il momento del consumismo e della pubblicità. La commercializzazione del St. Patrick’s Day è un’ovvia conseguenza di questa nuova realtà. Gli esperti di marketing prendono di mira festival e parate di ogni tipo. Può forse sfuggire San Patrizio?

Gerry Adams, Gay Byrne, Sinn Fein, The Late Late Show
Il leader dello “Sinn Fein” Gerry Adams (a destra) con Gay Byrne, The Late Late Show irlandese, 1994

Intanto, dalla fine degli anni ’60 e per trenta lunghi anni, l’Irlanda del Nord si trova nel mezzo di un conflitto armato tra la maggioranza protestante e la minoranza cattolica. Contrasti religiosi, discriminazioni, lotta intestina per le stesse case e e gli stessi lavori: tutto il corredo tipico richiesto con monotonia dalla Storia per far esplodere una società. Il conflitto nord-irlandese (che prende il nome di “The Troubles“) è segnato da una serie lunghissima di violenze, tra cui eventi passati alla storia come l’ennesima Bloody Sunday nel 1972. Prima di diventare presidente, nel 1992 Bill Clinton aveva promesso l’impegno americano per una soluzione al conflitto. Con Clinton Presidente, l’ultimo capo storico dello Sinn Fein, Gerry Adams, arriva in America nel 1995 e stringe la mano del Presidente. Quando? Per il St. Patrick’s Day, ovvio. Dopo oltre 3500 morti, metà dei quali civili, il 10 aprile 1998 arriva arriva l’accordo di pace. E nella storia irlandese la Pasqua torna sempre: quel 10 aprile è il venerdì santo, il “Good Friday”.

Dagli inizi degli anni ’70 gli irlandesi hanno provato a vivacizzare i loro festeggiamenti per il St. Patrick’s Day, con l’obiettivo di portare turisti americani a Dublino. Per lunghi anni hanno copiato la più famosa delle parate, quella di New York, con risultati modesti: una copia rimane sempre una copia, anche se nell’ultimo decennio Dublino è diventata uno dei luoghi principali dove trascorrere il St. Patrick’s Day. I motivi della debolezza delle celebrazioni in Irlanda erano anche profondi. Per gli irlandesi d’America, anno dopo anno, la parata è diventata sempre più un momento per rivendicare con orgoglio le loro origini, anche quando si sono fatte sempre più lontane o si sono confuse nel tempo attraverso la mescolanza di culture. Questo momento non poteva e non può avere lo stesso significato per gli Irlandesi della madre patria, e a maggior ragione con tutta la Storia complicata che c’è alle spalle. La parata per il St. Patrick’s Day, con il suo contorno di vera festa, è una invenzione americana, per lungo tempo non è appartenuta alla tradizione irlandese. Come direbbe lo scrittore Pete Hamill, cresciuto a Brooklyn e famoso irlandese d’America: la parata di New York rappresenta tutto quello che di buono c’è nell’America irlandese e se si vuole partecipare alla parata più autentica, beh, bisogna venire a New York. Se invece si cerca un vero pub irlandese, meglio andare in Irlanda.

17 MARZO 2016, ORE 16:26

Christine Quinn, former Speaker of the New York City Council, St. Patrick's Day, 2016
Christine Quinn, ex Speaker del Consiglio Comunale della città di New York

Giovedì 17 marzo dell’anno 2016, ore 15:20. Sulla Fifth Avenue la parata del St. Patrick’s Day sfila da ore senza sosta. Sulla 48th Street c’è un gruppo che attende di sfilare. Attorno a loro fotografi, giornalisti, cameramen. C’è aria di festa, qualcuno canta, In prima fila, davanti allo striscione del gruppo, è riconoscibile Christine Quinn, l’ex Speaker del New York City Council durante gli anni dell’amministrazione di Michael Bloomberg. Prima donna a ricoprire questo incarico da quando fu istituito nel 1990, la Quinn è dichiaratamente lesbica.

Brendan Fay, Lavender & Green Alliance, LGBT, gay, lesbian, transgender, St. Patrick's Day, New York, 2016
Brendan Fay, leader di “Lavender & Green Alliance”

Una giornalista mi chiede chi sia l’uomo al suo fianco. Non ci voleva molto a venire qui preparati, bastava leggere qualche comunicato stampa e fare una ricerca su internet. Al fianco di Christine Quinn c’è Brendan Fay, leader della Lavender and Green Alliance, gruppo che da anni si è battuto per aprire la parata del St. Patrick’s Day alle persone LGBT. Fra un po’ il Sindaco De Blasio si unirà a loro, come anticipato da giorni.

Siamo già in ritardo di almeno tre quarti d’ora sulla tabella di marcia. Un uomo con qualche segno di disturbo si avvicina ad un giovane giornalista del Wall Street Journal. Gli dice che è una vergogna, che è tutta colpa di De Blasio. Ovviamente si riferisce al fatto che gay e lesbiche possano marciare nella parata. Si allontana borbottando ancora tra se e se. Il giornalista si gira verso di me e, ridendo: “forse mi ha scambiato per De Blasio?” (Solo per capire il contesto della battuta: il giornalista è alto la metà del sindaco ed è afroamericano).

Alle 16:27 il gruppo della Lavender and Green Alliance fa il suo ingresso sulla Fifth Avenue.

E la Storia del St. Patrick’s Day va avanti.

St. Patrick's Day, Bill De Blasio, Lavender & Green Alliance, LGBT, Gay, Lesbian, Transgender
De Blasio marcia con il gruppo LGBT Lavender & Green Alliance alla Parata per il St. Patrick’s Day, New York, 2016

[ Per celebrare anche a NEW YORK il CENTENARIO DELLA EASTER RISING, il 23 Aprile 2016 si terrà una messa presso la Cattedrale di St. Patrick. Al termine, una processione con le tipiche cornamuse raggiungerà il vicino Consolato Irlandese, su Park Avenue. I dettagli sono qui ]

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