Gente di New York #4 – Mr. Anthony Mancinelli, il Barbiere Più Vecchio Al Mondo
A 107 anni compiuti a marzo, e con 95 anni di lavoro ininterrotto a tutt’oggi, il Sig. Antonio Mancinelli è nel Guinness dei primati come il barbiere più longevo.
[Il signor Mancinelli è mancato il 19 settembre 2019, a 108 anni, dopo averne trascorsi 96 a tagliare capelli. Di seguito, il racconto del mio incontro con lui, giusto un anno prima.]
VAILS GATE, NY – Apre lentamente un cassetto e ne estrae un vecchio tagliacapelli, di quelli manuali.
Me lo porge. “Lo vedi? Funziona ancora. Qualche anno fa c’è stato un black-out. Stavo usando un rasoio elettrico con un cliente. Ma solo con questo qui sono riuscito a finire il lavoro. Adesso lo tengo sempre con me, non si mai”.
Non si sa mai, dice il Sig. Antonio pensando al futuro. Lui, che ha 107 anni e il futuro l’ha visto arrivare puntuale tante volte.
Quando noi uomini andiamo dal barbiere, spesso vogliamo qualcuno che ascolti le nostre storie invariabilmente straordinarie. Siamo pavoni narcisi in cerca d’attenzione esclusiva, con tanto di poltrona e specchio. Ma qui c’è un’unica, lunga storia. Ed è quella del barbiere, Mr. Anthony Mancinelli da Montemilone, Potenza.
Qualche giorno fa le pagine locali del New York Times gli hanno dedicato un articolo, e il suo nome è di nuovo tornato alla ribalta. Di nuovo perché già nel febbraio 2010 Mr. Mancinelli era apparso sempre sul New York Times. Da lì a qualche settimana, infatti, avrebbe compiuto 99 anni e il Guinness dei Primati aveva attestato che al Mondo non ci fosse in attività un barbiere più vecchio del Signor Antonio. Con la rinnovata notorietà di questi giorni, generata dal quotidiano più famoso che ci sia, giornalisti o semplici curiosi come il sottoscritto partono dalla città per venire ad incontrare quest’uomo che lavora ininterrottamente da 95 anni. “Domani vado a New York”, mi racconta mentre mi accomodo sulla sua sedia. “Vado in televisione. Vengono a prendermi e mi portano a Channel 7”.
Nel mio caso, a spingermi fino alle porte di Newburgh non c’è solo il desiderio di vedere all’opera Mr. Mancinelli. Ma c’è anche la concreta necessità di un taglio di capelli rinviato da quasi un mese.
Quando nel primo pomeriggio arrivo al “Fantastic Cuts”, il salone dove attualmente Anthony Mancinelli lavora, mi accoglie Angela. Mr. Mancinelli è in disparte e sta contando alcune banconote. Quando spiego che non ho un appuntamento, Angela mi dice che non è un problema. Poco dopo scopro d’essere stato fortunato, pur in questa giornata di pioggia a dirotto che ha trasformato i miei 110 km da Brooklyn in un lento viaggio di due ore. Ho rischiato un giro a vuoto. Il barbiere più vecchio al Mondo, infatti, ha due giorni liberi alla settimana, il mercoledì e il venerdì. Mi sembra il minimo, come sarebbe stato il minimo una telefonata di verifica. Ma quando si tratta di barba e capelli, divento irrazionale. Meglio: sentimentale, e quindi irrazionale. Da bambino giocavo con mio cugino a fare i barbieri, perché in famiglia quello era un mestiere che aveva attraversato spazio e tempo. Per anni sono stato fedele a barbieri che hanno fatto di tutto per rendere anonima la mia testa. Ancora oggi, quando cambio casa, rimango affezionato a barbieri che lavorano dove per me diventa sempre più scomodo raggiungerli. E adesso che sono pure papà di un bambino, sono in grado di mettere in piedi le situazioni più improbabili. Così, io vado ancora dal mio vecchio barbiere palestinese e porto invece il mio piccoletto dal suo giovane barbiere israeliano, nel nuovo quartiere dove ci siamo trasferiti. Per nulla al Mondo avrei mancato l’occasione di farmi tagliare i capelli dal Barbiere Più Vecchio Al Mondo.
“Un consiglio solo”, mi suggerisce Angela. “Parla un po’ ad alta voce, perché lui fatica a sentire. Per il resto, sta benissimo.”
Quando Mr. Mancinelli inizia a lavorare con il rasoio elettrico sulla mia testa, io e lui siamo gli unici due uomini presenti nel salone. Il “Fantastic Cuts” sembra frequentato in prevalenza da signore e, a parte il Sig. Antonio, vedo lavorare solo donne. L’atmosfera è quieta, mi sento un po’ a disagio ad ascoltare il tono della mia voce che quasi rimbomba. La nostra conversazione avviene un po’ in italiano e un po’ in inglese. Alcune informazioni sulla sua vita le conosco già, perché negli anni sono state riprese da diversi articoli di giornale. Anthony Mancinelli nasce Antonio il 2 marzo 1911. A settembre del 1919 arriva a New York e con la famiglia va a vivere vicino alla città di Newburgh, lungo l’Hudson Valley, nella la stessa zona dove ancora oggi risiede. Inizia a lavorare all’età di 12 anni e a 19 anni, nel 1930, apre il suo primo negozio da barbiere. Nel 1935 sposa la moglie Carmela, che verrà poi a mancare nel 2004.
“Avevo sei fratelli e una sorella. Siamo arrivati dopo la guerra. Adesso sono rimasto solo io”, inizia a raccontare Mr. Anthony e quasi non servono domande. Mentre inizia a lavorare con le forbici, e poi con il rasoio a mano libera, lo vedo a malapena, perché lo specchio di fronte a noi è ricoperto da lettere che gli sono state indirizzate per i suoi 105 anni. Mi mostra la lettera del Governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, e poi quella dell’ex Presidente Barack Obama e di sua moglie Michelle. È particolarmente orgoglioso di una risoluzione approvata dal Senato dello Stato di New York nel marzo 2017 per celebrare ancora il suo compleanno.
Ascoltando il suo racconto, comprendo che nella famiglia del Signor Mancinelli la longevità non è proprio un’eccezione. “Mio nonno è morto quando aveva 103 anni”, dice Anthony. “Stava lavorando in campagna, ed è scivolato da una scala”. Anche il lavoro in età più che avanzata è cosa comune tra i Mancinelli.
Gli chiedo quando è stato l’ultima volta in Italia.
“Sedici anni fa. Ero a Roma con mia moglie. Le hanno strappato una collana d’oro quando eravamo per strada. La polizia non ci ha aiutati”. Il suo tono è sempre pacato ma adesso Mr. Anthony ha smesso di tagliare i miei capelli. “L’Italia è cambiata. Non so come l’hanno rubata, la collana non si vedeva. Avevo detto a mia moglie di non mettere quella collana”. Si sofferma a lungo su questo episodio, il Sig. Antonio. Ma nel racconto della sua ultima esperienza italiana c’è spazio anche per ricordi meno traumatici. “Venezia, che bella. È sempre bella”.
A proposito d’Italia, Mr. Mancinelli inizia a parlarmi un po’ anche di Mussolini. Mai e poi mai io avrei tirato in ballo, nella nostra amabile chiacchierata, la politica o la Storia con la S maiuscola. In genere, nell’ordine banale delle cose, sono proprio i barbieri a fare sfoggio di grandi capacità d’ascolto e ad annuire con distacco quasi impercettibile a qualunque affermazione dei loro clienti. Ma qui, di fronte al mio barbiere ultracentenario, sono io che mi metto in ascolto curioso e rispettosissimo. Per nessuna ragione al Mondo mi metterei ad argomentare su fascismo e dittatura con il Barbiere Più Vecchio Al Mondo.
“Prima di diventare dittatore, Mussolini voleva difendere l’Italia. Voleva difendere l’Italia da Hitler, che voleva distruggerla. Hitler voleva distruggere il Vaticano e la nostra arte”.
Non so cosa rispondere e non c’è tempo materiale perché la nostra chiacchierata possa prendere la piega del balbettio imbarazzato. Mr. Anthony inizia a spazzolare i capelli dal mio collo e rimuove la mantellina. Mentre mi alzo, noto che attaccata allo specchio della postazione di lavoro c’è anche la sua licenza per esercitare il mestiere di barbiere. Ultimo rilascio nel 2016, con scadenza a fine ottobre 2020. Gli dico con vera convinzione che deve prepararsi per il rinnovo da lì a due anni. Si mette a ridere.
Prima di lasciare il salone, vado a salutare Angela e poi torno verso il Sig. Antonio. Lo ringrazio ancora di cuore per la disponibilità a raccontarmi qualcosa della sua lunga vita e, quasi fossi un quindicenne dietro le quinte di un concerto rock, gli chiedo di poter scattare una foto insieme. Non farei niente del genere con nessuna celebrità. Ma per Mr. Anthony Mancinelli, il Barbiere Più Vecchio Al Mondo, e per giunta regolarmente in attività, vale l’eccezione sentimentale.
Mi rimetto in strada per tornare verso casa, non prima d’aver provato la pizza locale.
Con me porto una certezza: domani mi sintonizzo sul settimo canale, quello di ABC.
Perché in TV ci sarà la Stella Dei Barbieri.