OSM OPERAZIONE SAPONE MARSIGLIA, Turin-Marseille 1999, Denis Spedalieri
Persone

OPERAZIONE SAPONE MARSIGLIA, Turin-Marseille 1999

Sette giorni, due amici, una Vespa, 1000 km

[Questo diario di viaggio è stato scritto nell’agosto del 1999. Lo copio e incollo qui perché Fratello di Vespa, questo fine settimana, viene a trovarmi a New York.]

Antecedente: serata di meta’ luglio ai Murazzi del Po, tra locali fumosi da dove esce house a volume urtante e black russian. Io e Donato siamo in fase di confidenze e scazzi. Lui, ad un certo punto, mi propone di andare 5 o 6 giorni nello Champagne con la sua Vespa. In pochi nanosecondi riceve la mia risposta positiva. Torno a casa con un tarlo nella testa: dove cacchio si trova lo Champagne? Qualche giorno dopo mi armo di atlante e cerco la pianta della Francia. Scorgo lo Champagne a nord-est, tanto per capirci, piu’ o meno alla stessa altezza di Parigi. La mia preoccupazione e’ che 6 giorni siano pochi e che rischieremmo di passarli quasi tutti con le chiappe attaccate alla sella. Raggiungo Donato nello studio dove lavora e gli faccio una controproposta: Marsiglia e Provenza. Dopo un’estenuante negoziazione (6 secondi), decidiamo che OSM entra nella fase preliminare.

Venerdi’ 30 luglio, h. 21.30: dopo pantagruelica cenetta offerta gentilmente dalla mia mamma, carichi come muli, iniziamo il trasferimento verso Gravere, dove intendiamo trascorrere la notte. In Corso Allamano, a Grugliasco, periferia ovest, primo stop. Ahia…. fumo… Possibile che l’OSM sia destinata a finire tanto meschinamente? Qualche minuto e riprendiamo il viaggio, del fumo non c’e’ piu’ traccia (scopriremo poi il giorno dopo che i nostri piccoli zaini appoggiati sulle pance della Vespa impedivano al motore di raffreddarsi. Da quel momento abbiamo viaggiato con gli zaini addosso). Pausa a Susa, dove in un’enoteca aperta recentemente accompagniamo un caffe’ con torcetti a gratis. Gli avventori guardano curiosi il cartello appeso sul retro della Vespa (Operazione Sapone Marsiglia. Turin-Marseille ’99). Dissimuliamo vanita’. Arriviamo a Gravere e andiamo a nanna con propositi bellicosi di sveglia antelucana. Peccato che non solo non abbiamo una sveglia, ma ne’ io ne’ Donato abbiamo l’orologio… [tutte le ore che segno da qui in poi sono solo il frutto di geniali intuizioni o di informazioni ricevute da terzi. Il telefonino d Donato, in realta’, ha l’orologio e la sveglia: tremendamente borghese usarlo…]

Sabato 31 luglio, h. 9.30: naufragato miseramente il proposito di una partenza all’alba, puntiamo verso la France. Sulla salita del Monginevro, secondo momento di panico controllato: possibile che siamo gia’ in riserva? A Claviere e Mont Genevre non ci sono stazioni di servizio. Riusciremo ad arrivare almeno a Briancon senza lasciare andare la Vespa in folle? Ci riusciamo. Ma alla stazione di servizio riusciamo anche a dimenticare la nostra borraccia (peraltro ancora vuota). Stoicamente ci avviamo verso la disidratazione. Pausa per la spesa ad Embrun, dove al supermercato suscito l’invidia delle massaie districandomi abilmente tra i prezzi piu’ bassi. A Gap Donato vuol farmi scendere. Sul lato opposto al nostro c’e’ un’autostoppista bionda che vuole andare ad Embrun. Quasi quasi mi muovo a compassione… Arriviamo a Sisteron, dove per la modica cifra di 35mila lire acqustiamo una borraccia da poco piu’ di mezzo litro (gran fiuto per il businness…). Occupiamo una panchina e, con il mio taglierino, confezioniamo panini che sfidano le piu’ consolidate leggi della chimica. Ruttino liberatorio e, dopo quasi un’ora e mezza, siamo di nuovo in marcia. La pioggia ci accompagna per piu’ di un’ora, cosi’ decidiamo di fermarci lungo la strada per un caffe’. Entrati nel bar subentra l’idea di fare i veri centauri: birra!! A proposito: lungo la strada siamo stati riconosciuti come tali dai centauri veri, attraverso il tipico saluto con l’indice e il medio della mano sinistra aperti a “v” coricata: commozione… Alle 19 facciamo il nostro ingresso al Camping Chantecler di Aix en Provence (30 km da Marseille). Pensiamo di fermarci un giorno e poi ripartire per Avignon e Marseille. Entriamo alla reception e un biondo sorriso accompagnato da un buonasera in italiano da Accademia della Crusca ci inducono a ritenere piu’ utile un prolungamento del nostro soggiorno presso quella amena struttura ricettiva… (effettivamente, rimarremo in quel campeggio per 5 notti). Montiamo la tenda in luogo precario e in cima alla salita perche’ le piazzole sono tutte occupate e, dopo una doccia violenta come le cascate del Niagara, ma calda come il getto di un gaiser islandese, raggiungiamo il centro di Aix, dove pasteggiamo con il tipico piatto provenzale: kebab e patatine fritte. Verso mezzanotte, distrutti, ritorniamo al camping. Dinanzi alla sbarra dell’ingresso veniamo fermati da un olandese che ci informa dell’impossibilita’ di entrare con la Vespa dopo le 23, salvo che la si spinga, per non disturbare chi gia’ dorme. Ci accingiamo ad affrontare le salite che conducono alla nostra tenda, ma non prima d’aver fatto amicizia con l’olandese: Ed, 34 anni, lavora dalle 19 alle 3 alla reception, laureato in Economia e Commercio, poliglotta, parla un divertentissimo italiano (“daveeroo?”), avendo vissuto per qualche anno a Bergamo. Diamo un gancio a Ed per la mattina. La tenda ci accoglie con il suo tepore equatoriale (ma fuori l’aria e’ fresca assai). Fatichiamo a scambiarci la buona notte, e’ tempo di catalessi…

Domenica 1 agosto, h. 10.00: colazione abbondantissima al bar del campeggio (massi’! crepi la miseria!), dove un giovane cameriere belga ci fa imboscare due forchette, utili per chi, come noi, ha dietro solo due bicchieri, un taglierino e una torcia (i duri del camping…). La mattinata scorre al bordo della piscina, ma anche al suo interno. Crediamo d’aver trovato una risposta esauriente al senso dell’esistere. Nel pomeriggio ci trasciniamo a Aix con la macchina di Ed (Renault Fuego targata BG), per vedere la citta’ nella sua luce naturale. Piu’ che la citta’ vediamo i luoghi degni di tappe enogastronomiche. Ma ci fermiamo alla Pizzeria Capri per un trancio di margherita (dignitoso) e ci carichiamo di birra manco fossimo crucchi pure noi. Prima delle 19 rientriamo allo Chantecler per una ripulita generale. Poi ci rituffiamo nella bolgia turistica di Aix, in pratica dei pendolari. E poi, da tradizionalisti della mensa, il kebab ci aspetta… Buono il gelato, anche se caro quanto un primo. Poco prima dell’una le birre di Ed ricoprono il tavolo esterno alla reception del campeggio. Ma non possiamo fare ore troppo piccine, perche’ al mattino ci attende Cassis. Ci addormentiamo nella nostra confortevole sauna…

Lunedi’ 2 agosto, h. 10.00: spostiamo la tenda in una piazzola ufficiale, appena liberatasi. Poi giubbotti di jeans, teli mare, costumi e borraccia. Pronti e via! Destinazione Cassis (a est di Marseille). Lungo la strada incrociamo un paesaggio contemporaneamente verde e arido, con roccia porosa. Arriviamo alla spiaggia libera e troviamo qualche centimetro quadro per stendere i nostri teli. Ma una volta entrati in acqua decidiamo di non uscirne e ci disponiamo a bradipo sul sassoso bagnasciuga: due onesti papponi in vacanza… La fame incalza e a meta’ pomeriggio ci dirigiamo verso il centro citta’ (chiediamo indicazioni e veniamo corretti nel nostro proto-francese da un simpatico vecchietto stronzone). Acquisto generoso di frutta, che consumiamo sbrodolandoci come bimbi alle prese con i primi alimenti post biberon. Giro per il porto e nuovamente in Vespa! Destinazione Marseille. Finalmente l’OSM sta per raggiungere il suo obiettivo… Quando la strada inizia a scendere e vediamo la citta’ dall’alto siamo realmente emozionati. Al cartello Marseille alziamo trionfanti le braccia al cielo (io tutte e due, Donato una sola… e la stabilita’ della Vespa gradisce). Giriamo un po’ per la zona del Vecchio Porto, in parte chiusa al traffico causa riprese cinematografiche. Vogliamo farci una foto, in cui si veda il Porto sovrastato dalla Cattedrale che campeggia nella parte alta della citta’. Intravediamo la fotografa: sta prendendo il sole in costume intero, seduta sulla panchina di una deserta fermata degli autobus. Il suo corpo e’ costellato di lividi. Forse qualcuno non e’ contento di lei… Alla nostra richiesta sorride e impugna la macchina fotografica. Sentiamo il clic dello scatto. Ma non solo: a seguire anche il ronzio che sta a indicare il riavvolgimento del nastro. Fine prematura del rullino. Non scorgiamo, nell’episodio, alcun criptico segnale d’avvertimento. Cerchiamo un posto economico dove mangiare e optiamo per un ristorante cinese, dove fanno bella mostra di se’ alcune anatre in attesa d’essere laccate (decidiamo che assaggeremo la tradizionale zuppa di pesce alla marsigliese nella prossima tappa in citta’, prevista da li a qualche giorno). Nel ristorante diamo spettacolo e riusciamo a farci regalare due pezzi di torta alla fragola e panna (abominevolmente dolce) da una coppia che festeggia il suo anniversario di matrimonio con 2 amici. Mangio piu’ lentamente del solito (e gia’ sono lento…), perche’, pur perseverando per tutta la cena, con le bacchette sono una frana, mentre Donato si destreggia come un cantonese. Paghiamo il conto, al pelo, e rimontiamo sulla Vespa, per rientrare nella tranquilla Aix. Da li’ a pochissimo daremo un’accezione diversa al termine “tranquillita’” e proveremo il secondo momento di commozione… ma questa volta tendente al cerebrale… Arrivati a Aix parcheggiamo il nostro fedele mezzo di trasporto nella piazza centrale e decidiamo di spostarci in una zona non battuta dai turisti. Vicinissima al corso principale, ma spoglia di quella miriade di locali che popolano il resto del centro citta’. Camminiamo nel bel mezzo di una via abbastanza stretta. Donato mi dice che, secondo lui, ci sono due tizi che ci stanno seguendo e che si sono divisi, disponendosi l’uno sul marciapiede sinistro (quello vicino a Donato) e l’altro sul destro (quello a me vicino). Non faccio in tempo a comunicargli la mia incredulita’ che vedo il tizio sulla sinistra saltare addosso a Donato e sferrargli un calcio alla schiena. Sento anch’io un colpo violento alla schiena e cerco di scappare urlando aiuto. Mentre cerco di indietreggiare sotto i pugni di questo simpatico figlio di puttana (a fatica, peraltro, perche’ noi eravamo in sandali mentre i nostri aggressori avevano gli anfibi), cado a terra e perdo gli occhiali. A differenza di Donato, che perdendo per qualche attimo conoscenza, espone il suo volto ai pugni dell’aggressore, io riesco non so come a rimanere lucido. Mi rannicchio a terra coprendo il volto e le palle. Cio non impedisce al mio bastardone di prendermi a calci sulla testa, le costole e la schiena. Ad un certo punto, sento che arriva anche l’altro e inizia a darmi calci pure lui (ale’!!). Per nostra fortuna (che culo…), non hanno coltelli e il tutto dura, credo, un minuto o due. Poi i nostri se ne vanno, camminando tranquillamente, senza fretta, mentre io e Donato cerchiamo di rialzarci. Da una casa vicina scende una ragazza con dell’acqua, mentre il suo fidanzato chiama la polizia, che arriva in pochissimo tempo, ma non sufficiente per inseguire i bastardi. Racconto che non volevano i nostri soldi e che forse ci hanno picchiato perche’ hanno sentito che eravamo italiani (ancora adesso non riusciamo a darci un altra spiegazione plausibile; e, anzi, abbiamo ricevuto conferme sulla dilagante xenofobia della zona, peraltro roccaforte del Fronte National di Le Pen). Ripeto che secondo me erano solo “two fascists”, anzi, “two bastard fascists”. Arriva l’ambulanza e fanno stendere Donato, che ha il volto decisamente tumefatto. Io mi seggo e credo di star bene, anche se sento la parte destra della mia testa gonfia come un melone: ma, in realta’, durante il tragitto, vomito tutta la mia cenetta cinese (sigh). Arriviamo all’ospedale, dove veniamo visitati dal neurologo e dove ci fanno un numero impressionante di lastre (io la bellezza di 6 alla testa, fatte in due tornate, perche’ la prima volta non riescono a capire se vi siano fratture). La mia infermiera e’ una dolcissima signora che parla un po’ l’italiano perche’ ha degli amici torinesi con casa a Pragelato. Dimentichero’ difficilmente il suo sorriso… Donato viene dimesso e torna in taxi al campeggio, dove lo attende la roulotte di Ed (meno male, perche’ diluvia). Io, invece, vengo trattenuto in osservazione. Vado in bagno, davanti allo specchio: nessun segno sulla faccia. Capisco i poliziotti bulgari che picchiavano con i sacchetti di sabbia per non lasciare tracce (Amnesty insegna). Osservo la mia testa. Mi sbaglio a credere che sia gonfia come un melone: ha invece la sagoma di un fungo. Mi accascio su un comodo lettino, con tanto di coperta, che’ ho un freddo cane, e mi addormento…

Martedi’ 3 agosto, h. 4.40: vengo svegliato per il controllo della pressione. Tutto regolare, mi riaddormento. Verso le 8.00 mi controllano nuovamente, poi, dopo un po’, entra un’infermiera con in mano una flebo e mi chiede se ho gia fatto la “toilette”. Da vero macaco credo che voglia chiedermi se sono stato in bagno, perche’ magari e’ un’operazione che deve precedere la flebo. Rispondo no e che ora vado (il tutto a gesti, indicando la porta del cesso). L’infermiera torna con asciugamano grande e pezzo di sapone, ovviamente di Marsiglia (finalmente l’oggetto del nostro desiderio!). Mi lavo, con un pizzico di vergogna per la mia ignoranza… Mi servono la colazione. Alle 9.20 vengo dimesso dall’ospedale e, a piedi, mi dirigo verso il centro citta’. Vado alla Banque de France (che, peraltro, si trova vicino al luogo in cui abbiamo incrociati i due simpaticoni) per cambiare 120 franchi fuori corso. Poi raggiungo la piazza centrale, per prendere l’autobus che va nella zona del campeggio. Alla reception saluto il biondo angelo, che chiede lumi sul mio stato di salute. La rassicuro ma non posso trattenermi a lungo con lei. Mi dice che Ed mi cerca. Lo trovo poco piu’ in la’ con un tizio italiano sulla quarantina, che mi sembra d’aver gia’ visto da qualche parte… Ed mi saluta e vuole sapere come sto. Chiedo di Donato e mi risponde che e’ nella sua roulotte. Intanto l’italico e’ davanti alla Fuego di Ed e gli dice che gli piacerebbe avere una macchina cosi’. Chiede come ci hanno aggredito. Mi sembra che sfotta e mi sento fuori luogo. Vado verso la nostra tenda e incontro mio “Ammico di Vvespa”. Anche lui e’ un po’ dolorante. Gli dico che ho incrociato un italico davvero rompiminchia. Vado al bar per fare colazione e incontro l’italico con i suoi figli. Qualche parola e cambio giudizio su di lui. E’ di Torino, ha una farmacia in P.za Vittorio, sul lato destro guardando la Gran Madre (ecco dove l’ho visto!!). Chiaramente di famiglia ricca assai, puo’ permettersi il lusso non solo di vacanze alternative con i figli ma anche di dissuadere i suoi clienti dall’uso di farmaci se non strettamente necessario. Sta andando a Tarifa con i figli per fare windsurf. Arrivano Ed e Donato. Ridiamo tutti insieme. Il farmacista si allontana per qualche momento e la figlia, ventenne credo, dice che il padre non lo deve sapere ma lei, arrivata a Tarifa, dopo qualche giorno proseguira’ per Algeciras e poi il Marocco. Mi chiede indicazioni, avendo prima appreso che ci sono stato qualche anno fa’. Ritorna il padre, che ci dice di non prendere alcuno dei farmaci che ci sono stati prescritti in ospedale. Per la gioia della cassa comune lo seguiamo alla lettera e salutiamo tutta la famiglia, con minaccia di beccarlo in farmacia… Pranziamo con Ed a Aix (ottimo il pure’, per le nostre boccucce doloranti). Ritorniamo a prendere la Vespa e andiamo a sporgere denuncia in questura. Ci addormentiamo sulle poltrone. Dopo 20 minuti ci chiamano (melius, ci svegliano). Davanti al simpaticissmo signor Bentz iniziamo il nostro racconto, in inglese con inserti di francese. Si ride parecchio. Firmiamo i verbali e andiamo da un collega di Bentz per il riconoscimento fotografico. L’unico che li ha visti in faccia e’ Donato, ma sulla base delle sue indicazioni cerco di individuare qualcuno che possa rientrare nel tipo. Ci passiamo di mano centinaia di foto e altrettante scorrono sullo schermo del pc (potenza di Schengen!). Esito negativo. Ora, pero’, conosciamo tutti i tizi alti 1.60-70 e biondi e quelli alti 1.80 e bruni segnalati dalla polizia in tutta la regione attorno a Marsiglia! Ringraziamo e andiamo nel centro di Aix, dove ci aggiriamo con gli scarponi e i caschi in mano. Guardiamo con l’aria sospetta tutte le coppie di uomini che incrociamo. In un bar siamo convinti di intravedere alcuni dei tizi delle foto segnaletiche… Andiamo al supermercato, dove acquistiamo cous-cous gia’ pronto in scatola. Torniamo al campeggio e verso le 22 ceniamo con Ed. Arrivano un ragazzo e una ragazza in Vespa, diciottenni, di Alessandria. Facciamo le tre del mattino bevendo birra come spugnette. Poi la roulotte di Ed si accinge a ad ospitarci, non prima d’esserci sparati mezz’ora di KC & The Sunshine Band (“I’m boogie man…”). Torniamo bimbi e andiamo a nanna felici…

Mercoledi’ 5 agosto, h. 10.00: colazione davanti alla roulotte, che si trova parcheggiata in uno spazio verde solitario. Latte al cacao (tipico d’ogni puntata all’estero) e fette di brioscione quadrato che assorbe meta’ tazza ad ogni immersione. Mentre scendiamo verso le docce, conosciamo quattro ragazze tedesche: Martina, (d’origine italiana, padovana), Caro’la, Paola, e Christine. Loro vanno ad Aix. Ci diamo appuntamento per la cena davanti alla loro tenda. Commenti su quella che ci sembra la loro giovanissima eta’ , dopo aver tacciato Ed, per giorni, d’essere un pedofilo… Saliamo alla roulotte, Ed ci raggiunge e iniziamo a ciacolare. Donato s’appisola e al suo risveglio riscendiamo verso la tenda. Prendiamo la Vespa e torniamo a Marseille. Mangiamo delle quiche al formaggio (era ora, qualcosa di locale!), in mezzo allo smog. Raggiungiamo il posto piu’ caratteristico della citta’, la chiesa di Notre Dame de la Garde, punto panoramico per eccellenza. Marseille e’ finalmente ai nostri piedi. Siamo al settimo cielo e c’e’ pure un po’ di tempo per seguire qualche sogno lontano… Andiamo nel centro citta’, molto moderno, con poche vestigia architettoniche degne di nota, ma l’insieme e’ piacevole. La Galleria Lafayette ci presta i suoi bagni, dopo un lungo peregrinare alla loro ricerca. Ci rimettiamo in Vespa e diciamo arrivederci a Marseille (lacrimucce). Ormai l’OSM sta prendendo la strada del ritorno…. A Aix acquistiamo paella pronta in scatola (la Maggi ringrazia e lo stomaco bestemmia), nutella, budini al cioccolato e panna da poco meno di 2 franchi l’uno. Arriviamo al camping e andiamo a farci belli come pavoni alla prima uscita, non prima d’aver scaricato le vivande alla tenda delle ragazze. Dopo la toeletta, le raggiungiamo e iniziamo a preparare la paella. Si fa buio e la musica jazz che esce dal registratore e le candele dentro le bottiglie creano un’atmosfera davvero suggestiva. Apprendiamo, senza particolare sorpresa, che vanno a scuola e sono diciasettenni. Ma e’ ugualmente imbarazzante, ci sentiamo un po’ come i loro fratelli maggiori… e un po’ entriamo nella parte. Ci invitano ad andare in discoteca con loro. Adoriamo ballare, ma l’ultima volta che siamo stati in una vera discoteca… Accettiamo e, mentre loro raggiungono Aix in autostop, noi solchiamo per l’ennesima volta la strada con la Vespa. La discoteca si trova vicino al luogo dell’incontro con i due stronzoni. Costa un capitale per i maschietti ed e’ gratis per le femminucce. Affettiamo indifferenza. Dentro ci sono si e no 10 persone, ed e’ gia’ mezzanotte. Il dj mette della musica lounge (o easy listening, if you prefer). Iniziamo a ballare, seguiti a ruota dalle ragazze. Progressivamente la discoteca si riempe e il dj passa verso l’house, ma godibile. Mi cerco un angolo dove ballare da solo e inizio a dimenarmi. Sono le 2.30., pensiamo che ancora mezz’ora e Ed stacca per andare a nanna. Bisogna salutarlo prima della nostra partenza. Martina e’ avvicinata da due ragazzi, e’ il momento giusto per fuggire, tanto le ragazze sono piu’ svice di noi. Le salutiamo augurando loro tutto il bene possibile e immaginabile. Dieci minuti e siamo alla reception del campeggio. Saliamo al piano superiore, dove Ed, noncurante della vicina, tiene la musica a volume degno del Budokan. Prende del vino e non fa in tempo a stapparlo che suona il citofono. Sono le ragazze tedesche. Oh madonna… Facciamo le 5 a sparare immani cazzate in italiano, inglese, tedesco, francese, olandese. Salutiamo fratello Ed (“ci vediamo a Torino, crucco bergamasco”). Poi la roulotte ci avvolge materna…

Giovedi’ 6 agosto, h. 9.20: KC & The Sunshine Band dividono nuovamente con noi il momento della colazione, sempre brioscione e latte cacaoizzato. Stavolta c’e’ anche qualche rimasuglio di nutella, che sono riuscito a farmi restituire dalle ragazze. Lasciamo la chiave della roulotte sul pneumatico destro della Fuego, come da espressa richiesta dell’olandese, e scendiamo a smontare la tenda. Andiamo alla reception, dove salutiamo il biondo angelo, stampandoci tra gli occhi il suo sorriso. Siamo di nuovo sulla Vespa. Per velocizzare prendiamo l’autostrada per un tratto. Ne usciamo, per fare il secondo rifornimento della giornata. Non si scorgono paesi ne’, tantomeno, stazioni di servizio a perdita d’occhio. Entriamo in riserva e la Vespa ci avverte educatamente spegnendosi. Finalmente, lungo la strada statale, vediamo le indicazioni per un paese. Dopo un chilometro lo raggiungiamo. Al bar chiediamo se vi siano distributori in zona e ci rispondono che il primo e’ a una ventina di km. Troppi. Proviamo a rimetterci in strada. Dopo 500 metri la Vespa si adagia nuovamente e ci costringe a rispingerla verso il bar. Vedo arrivare un ragazzino in moto, attorniato da amici in bicicletta. Lo fermo e gli chiedo se ci puo’ dare un po’ di benzina. Siamo il loro evento giornaliero. Dal bar ci portano un tubo di quelli che si usano per la birra e Donato inizia a spillare la benzina. Due litri, pagati generosamente in segno di sincero ringraziamento. E via, on the road again!! Arriviamo a Briancon e accontento Donato, ma riesco a farmi promettere che mai nessuno sapra’ che sono stato in un Mc Donald’s. Raccimolo gli ultimi 23 franchi e riesco ad acquistare 3 gommosi hamburger. Strano, non siamo tristi. Al Monginevro ci accoglie un clima invernale, infiliamo maglia e giubbotto di jeans. Giu’ verso Torino, sperando che quel fottuto autotreno in galleria la smetta di starci al culo… Donato resiste eroicamente allo spostamento d’aria. Rivoli, siamo praticamente arrivati. Salutiamo il cartello Torino su Corso Allamano. A casa di Donato lasciamo la sua roba e andiamo a mangiar qualcosa: kebab, ovviamente! Quello di via Bidone e’ chiuso, allora puntiamo verso il centro e andiamo da Kirkuk (cosi’ ci scappa anche il caffe’ turco). Donato si appresta a riportarmi a casa. Mancano poche centinaia di metri, ma facciamo un giro di poco piu’ lungo. E sotto casa mia raggiungiamo il millesimo chilometro. L’OSM e’ finita!!! Ci vuol poco per far due bimbi felici…

P.s. Per uno strano caso, questo diario venne spedito a mia insaputa ad un concorso della Scuola Holden. Venne pubblicato, insieme a tanti altri racconti di viaggio, in un libello stampato da A.G. Spalding & Bros. Italia, e distribuito gratuitamente in alcuni negozi d’abbigliamento. Quella Spalding, l’azienda americana che da sempre produce articoli sportivi (tipo il primo pallone da basket). Insomma, quando alla Holden di Baricco erano ancora di bocca buona. La mia gratitudine rimarrà per sempre.

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