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Gente di New York #2 – Andrew, il giornalista della Post-it War

Nella “Post-it War” dei creativi delle agenzie di pubblicità sembra che gli unici a lavorare siano i giornalisti. Tra loro, Andrew Ramos, PIX 11, New York

Arrivo all’angolo tra Canal Street e Hudson Street quando non è ancora mezzogiorno. Non potevo scegliere un altro momento della giornata perché questo è il mio giorno fortunato. Il primo pomeriggio prevede una matinee a Broadway, “On Your Feet!“, la storia di Emilio e Gloria Estefan. E prima ancora, a pranzo, mia moglie mi aspetta da Eataly. Non potevo nemmeno scegliere un altro giorno, perché non sapevo se un altro giorno avrei ancora trovato quello che stavo cercando. Non so se anche lui abbia fatto lo stesso ragionamento, ma sulla banchina spartitraffico c’è un giornalista che armeggia con la sua telecamera.

Il sole non è ancora del tutto a picco e il cielo è velato. Anche se non assomiglio nemmeno di striscio a un fotografo, mi rendo conto che ho cercato il momento peggiore per venire a fare qualche scatto. Non posso indossare gli occhiali da sole perché altrimenti non vedrei lo schermo della mia piccola compatta. Con gli occhiali da vista, e questa luce comunque intensa, devo pure socchiudere un po’ gli occhi. Al tempo stesso, se un oggetto è troppo vicino, devo togliermi gli occhiali. E mi sembra che lo schermo della compatta stia diventando sempre più vicino. La verità è più semplice: sono io a diventare sempre più vecchio.

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Canal Street, uno dei palazzi della “Post-it War” o guerra dei Post-it

Alzo lo sguardo verso i due palazzi che si trovano uno di fronte all’altro. Sembrano identici, quasi assolutamente speculari. Non solo per i particolari architettonici. E non solo perché hanno lo stesso proprietario, e cioè il braccio immobiliare della Trinity Church, quella che sta a Wall Street e qui possiede mezzo quartiere di Hudson Yard. No, quello che oggi rende simili questi due palazzi è la ragione per cui io e il giornalista solitario ci siamo spinti qui. Alle loro finestre, da qualche giorno, sono comparse scritte e grandi disegni. La particolarità è che sono realizzati usando “post-it” colorati e che tutto è iniziato quando su una delle finestre è comparsa la scritta “Hi”. Alla vista di quel saluto, da un ufficio del palazzo di fronte hanno deciso di rispondere: “sup?” (che sta per “what’s up?”, “com’è?”). In quel preciso istante è partita quella che ora a New York è conosciuta come “Post-it War“, la “Guerra Dei Post-It”. Basta andare su Instagram e cercare #postitwars o #canalnotes per avere un’idea. L’Uomo Ragno, Superman, Batman. E poi, ancora, il vecchio logo di Apple, quello nuovo di zecca di Instagram e di Snapchat. Ghostbusters e pure un “vuoi sposarmi?”.

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La “Post-it War” non va via in un lampo come Snapchat, ché i pubblicitari son mica…

Il giornalista solitario posiziona la sua telecamera sull’estremità dello spartitraffico. Si allontana di qualche passo, la fissa e inizia a parlare. Attorno a lui il traffico di Canal Street. Entrambi incuranti l’uno dell’altro. Il giornalista si ferma, va a controllare la telecamera. Si allontana di nuovo e riprende a parlare nel suo microfono. Buona la seconda.

La notizia della “Post-it War” è uscita il 16 maggio, quando ne ha parlato ADWeek, rivista che si occupa di tutto quello che sta attorno al mondo della pubblicità. Non sapremo mai se questa guerra è davvero spontanea, anche se come tale ci è venduta. Ma sappiamo che dietro le finestre di questi palazzi, e dei loro Post-it colorati, ci sono alcune delle più grandi agenzie pubblicitarie della città, e pure Getty Images. Il 17 maggio, il New York Magazine (che, guarda caso, si trova in uno dei due palazzi) e il New York Times riprendono la notizia. A quel punto, anche per le testate televisive non c’è più speranza. Bisogna venire in Canal Street e fare un servizio.

Mi avvicino al giornalista. Con tutta la faccia tosta possibile gli chiedo: “dimmi la verità. Era questo il lavoro che sognavi?”. Si mette a ridere. “Hey! Mi hai letto nel pensiero!!”.

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“Post-it War”, lavoro per i Ghostbusters

Andrew Ramos lavora per PIX11, è uno dei quaranta giornalisti della redazione di questa nota TV locale newyorchese. Oggi è toccato a lui essere qui. “Ci sono anche giornate così. Me lo stavo giusto domandando mentre facevo avanti e indietro. Devo essere positivo, devo assolutamente essere positivo!”. Andrew è positivo, lo è per tutto il tempo in cui ce ne stiamo fermi a chiacchierare, come niente fosse, sullo spartitraffico. “Faccio tutto da solo. Le interviste, il testo, il montaggio. Devo preparare il servizio per l’edizione delle 5, quella del pomeriggio”. No, se non sai sorridere ed essere positivo in momenti come questi, non puoi fare il giornalista per la televisione.

Da quel che ho visto io facendo zapping in TV, Andrew Ramos è stato comunque tra i primi a fare il suo lavoro qui a New York, prima che la “Post-it War” di Canal Street finisca. Entro il 31 maggio, infatti, le finestre andranno ripulite, perché violano il regolamento di condominio (e per quanto anglicani, ci sono pur sempre dei preti di mezzo). Da qui a fine mese, per chi passerà in questo angolo di Manhattan, ci sarà tempo per ammirare nuove opere della creatività cittadina. Anche l’Amministratore Delegato di una delle agenzie coinvolte — Andrew Benett della Havas — ha trovato il tempo per scrivere un post, complimentarsi con i suoi dipendenti e ricordare un’altra a quanto pare celebre “Post-it War”, quella francese del 2011. Instagram, Twitter e la rete dei pubblicitari stanno dichiarando Havas vincitori. Ma la “Post-it War” di New York è ancora nel bel mezzo delle sue battaglie, con la 3M che sta addirittura spedendo pacchi di munizioni colorate ai contendenti. E dove nessuno di noi sa cosa sia la retorica, a meno di non voler perdere decine di click o spettatori.

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Amore ai tempi della “Post-it War”

Andrew (Ramos, non Benett) mi chiede se ho un account Instagram. Gli passo il mio telefonino e da questo momento la mia “Guida Inutile NEW YORK” ha un nuovo, simpatico follower. Gli prometto una birra e lo lascio correre al suo lavoro. Quanto al sottoscritto, mi attendono un branzino e un musical a Broadway con la mia dolce metà.

Mamma, sono in tivù
“Mamma, sono in tivù!”

Qui sotto trovate il servizio che Andrew ha realizzato per PIX 11. Facendo un po’ d’attenzione, qualche secondo prima della fine del video, troverete un piccolissimo intruso che sporca l’immagine. Giuro che non l’ho fatto apposta.

Clicca l'immagine per vedere il servizio di Andrew Ramos, PIX 11, sulla Post-it War di New York
Clicca l’immagine per vedere il servizio di Andrew Ramos, PIX 11, sulla Post-it War di New York

 

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